La sindrome sgombroide

Spesso si punta il dito contro il sushi od il pesce crudo perché, se così consumati, possono provocare problemi di salute. Peccato che nella maggior parte dei casi i problemi che si accusano non sono dovuti all’alimento crudo in sé, bensì alla sua conservazione.

Stiamo parlando della sindrome sgombroide (da sgombro): è una patologia simil-allergica determinata dall’ingestione di pesce alterato, che si verifica con maggior frequenza con le specie ittiche a carne rossa quali tonno, sgombro, sardine, aringhe od acciughe.

Se questi pesci non sono refrigerati e ben conservati dopo la pesca, vale a dire durante le fasi di immagazzinamento o lavorazione, si producono quantità importanti di istamina, una sostanza tossica che determina appunto l’intossicazione sgombroide con fenomeni di arrossamento della pelle, orticaria, disturbi gastrointestinali, nausea, vomito ed in alcuni casi difficoltà respiratorie.

Quindi tale sindrome non si collega al consumo di pesce crudo, ma anche cotto se mal conservato: i consumatori di sushi, pertanto, tirino pure un sospiro di sollievo. Se si va in ristoranti o pescherie di fiducia, il problema non sussiste: il pesce va appunto tenuto sempre in frigo, a temperature inferiori ai 4 gradi, e va tolto dal freddo solo poco prima che si cucini.

Per fortuna i sintomi della sindrome scompaiono in fretta, da poche decine di minuti ad un giorno al massimo: il medico, nei casi più fastidiosi, potrà somministrare farmaci antistaminici.