Tonno e vitamina D

Carenza di vitamina D? Mangiate il tonno. Il buonissimo pesce, anche nella sua versione inscatolata, è ricchissimo di questa vitamina indispensabile per la salute delle ossa e per la crescita. Basti pensare che in un etto di tonno ci sono circa 16 microgrammi di vitamina D. Tra i pesci, solo le aringhe ne hanno di più, ma sono meno commercializzate.

In Italia si stima che buona parte della popolazione non abbia sufficienti quote di questa vitamina, che ricordiamo ci arriva dall’alimentazione e dalla luce del sole: molti di noi, in soldoni, mangiano “male” e si espongono poco alla luce della nostra stella. E pensare che per stare bene basterebbero anche solo 10’ al dì di esposizioni ai raggi!

Dunque: usciamo di più all’aria aperta e regaliamoci alimenti che contengano la vitamina D. Vitamina che se assunta in dosi eccessive tramite integratori può indurre anche sintomi di intossicazione,  ma che nelle giuste quantità risulta utile per le donne in menopausa, per chi soffre di osteoporosi o rachitismo. Oltre che per chi ha problemi cardiovascolari e chi si allena parecchio od usa molto il fisico, come gli sportivi o i lavoratori dediti ad attività usuranti.

La vitamina D inoltre attiva il sistema immunitario e pertanto ci fornisce una valida barriera contro gli agenti patogeni esterni. Recenti studi hanno dimostrato che svolge anche benefici effetti in caso di ipertensione, malattie autoimmuni, infiammazioni intestinali ed in alcune forme di cancro.

Oltre che nel tonno e nelle aringhe, essa si trova in generale in altri pesci “grassi” come il salmone, la trota o lo sgombro, ma anche in alcune carni rosse (specie nel fegato di suino), nel burro, nei formaggi e nelle uova.

E’ un ottimo integratore di vitamina D l’olio di fegato di merluzzo, ma se ne trova parecchia anche nelle verdure a foglia verde.