Zucchero? No, grazie

Lo zucchero non fa molto bene. Fin qui nulla di nuovo. Il problema è che lo sappiamo pressoché tutti, ma sono pochissimi quelli tra di noi che poi riescono davvero a rinunciarvi.

Un po’ perché dà una discreta assuefazione, un po’ perché il nostro palato lo gradisce, un po’ perché lo troviamo quasi ovunque, cioè in molti più alimenti di quanto comunemente siamo portati a pensare. In merito a quest’ultima affermazione, basti pensare che figura anche nella preparazione di sughi, pane industriale tipo toast, cereali per la colazione, yogurt ed altri latticini, ketchup e salse varie, legumi in scatola, bibite gassate e succhi, affettati…e questo solo per citare alcuni prodotti…

Poi ovviamente lo troviamo nei dolci e lo aggiungiamo noi se dobbiamo dolcificare qualcosa: l’esempio più classico è il caffè.

Ovviamente non ci vogliamo porre nella posizione di chi vuole vietare qualcosa a qualcuno, ma vogliamo portare consapevolezza e cercare di fare in modo che la gente ricorra a questo alimento con maggior parsimonia.

Un consumo eccessivo di zucchero può infatti nuocere in maniera rilevante al nostro organismo, inducendo obesità e le malattie ad essa correlate, ma anche un aumento del colesterolo e dei trigliceridi. Nei casi più gravi si può anche arrivare all’iperglicemia ed al diabete, oltre che alle malattie cardiovascolari.

Lo zucchero inoltre, che secondo alcuni studi pare predisponga alla proliferazione tumorale, può anche innalzare i livelli di infiammazione della pelle, portando all’acne. Ma un abuso di questo dolce nemico può agire sulla psiche, inducendo ansia, irritabilità e sbalzi d’umore. In tal senso una ricerca condotta dall’Università della California di Los Angeles ha portato alla conclusione che una dieta ricca di zuccheri aggiunti ostacoli anche l’apprendimento e la memoria, danneggiando addirittura la comunicazione tra le cellule del cervello.

Come difendersi, dunque? Vista la sua diffusione ed impiego, è pressoché impossibile controllarne con esattezza il consumo. Possiamo tuttavia ricorrere al buonsenso e limitarne al massimo l’utilizzo, evitando o riducendo il ricorso a rischiose prelibatezze quali caramelle, dolci, bibite ed altri cibi industriali.