Gattina naturopata

Stavo cercando un vecchio libro tra gli scaffali per finire di scrivere un articolo sul blog. Lo trovo e sfogliando le pagine mi capita tra le mani una vecchia foto. E’ l’immagine del musetto di Fiocco, la mia gattina mancata tre anni fa.

L’universo spesso invia messaggi a noi utili in un preciso momento della vita. E così è stato in questo caso: la foto mi ha fatto pensare ad un episodio di tanti anni fa… quanto mai appropriato a questo mio autunno di alti e bassi…

Un giorno stavo uscendo di casa per andare al lavoro e Fiocco non era fuori dalla porta a salutarmi come faceva di solito. Lo notai, ma comunque scappai in ufficio. Al mio rientro, però, Fiocco non era ancora sul viale e questo cominciò a farmi preoccupare. La cercai per ben due giorni, girando ovunque e chiedendo a tutti i miei vicini di casa se l’avessero vista. Ma nulla: la mia gattina, che allora aveva già 13 anni, pareva scomparsa.

Ero ormai rassegnata. Si dice che un gatto, se può, va a morire in un posto lontano dalla sua casa. Così mi convinsi, a malincuore, che anche lei aveva scelto di trascorrere le sue ultime ore altrove.

Però, qualche giorno dopo, uscii di casa e trovai Fiocco raggomitolata sullo zerbino. Viva. Era magrissima e debole e dal suo corpo trapelavano chiari segni di malessere. Non ci pensai due volte: dopo mezz’ora ero dal veterinario. Il quale, dopo averla visitata a lungo, senza molti preamboli, mi fece capire che Fiocco stava male e che c’era ben poco da fare. Per lei era necessaria un’iniezione per non farla più soffrire…

Che dire? Guardai l’uomo negli occhi e poi incrociai lo sguardo di Fiocco. E mi parve che, con un lieve miagolio, il mio tesoro mi chiedesse di riportarla a casa.

E così feci.

Una volta rientrate, Fiocco andò a raggomitolarsi sulla sedia del tavolo sotto al portico. Io mi avvicinai e lei mi respinse soffiandomi contro. Mi fece capire che lì stava bene e non voleva essere toccata. Così rispettai la sua scelta.

Rimase in quel posto cinque giorni. Non mangiava. Beveva solo un po’ di acqua dalle mie mani. Con dignitosa fatica e col passo stanco, ogni tanto scendeva dalla sedia per andare a fare i suoi bisogni in giardino e a mangiare qualche filo d’erba. Era commovente vedere come la vita stesse cercando a tutti i costi e contro tutti i pronostici di andare avanti.

Che incredibile insegnamento per noi umani.

Tutti mi dicevano di portarla dal veterinario per far cessare la sua agonia, ma io sentivo, sapevo, che nella mia micia pulsava ancora una forza potente. Già allora credevo fermamente nei tempi di guarigione della natura. Che vanno rispettati. Se Fiocco era tornata a me, pensavo, era perché c’era ancora in lei uno straordinario soffio vitale.

Così le restai accanto. Alla giusta distanza: quella che lei voleva… Pulivo solo la sedia su cui stava, le cambiavo il panno di lana che aveva scelto come lettino. Insomma: la lasciavo tranquilla. E lei? Riposava. Immobile. Zitta. Aspettava che la natura facesse il suo corso.

E dopo una settimana, un mattino, chi ti trovo seduta sullo zerbino cogli occhi vispi? Fiocco. Che con un forte miagolio mi chiese cibo e poi mangiò tantissimo, regalandomi forti fusa di gioia! Le diedi anche delle vitamine ed in poco tempo si ristabilì in pieno.

E’ rimasta al mio fianco per altri cinque anni morendo poi, per vecchiaia, a 18.

Quante volte la mia gattina mi ha insegnato qualcosa! Ma mai come in occasione della sua malattia: la sofferenza fa parte della vita e dobbiamo accettarla. Perché anche i periodi di dolore vanno accolti e vissuti fino in fondo.

Da allora, quando non sono in forma, mi creo un mio ambiente fatto delle passioni che mi riportano a me stessa. Passioni che mi fanno riavvicinare al respiro, che mi ricaricano e che mi permettono di stare “sola” senza disagio.

E’ importante ascoltare i propri malesseri ed accoglierli. E’ questa l’unica via per “vederli” e risolverli. Stare un po’ con se stessi, come ha fatto Fiocco quando ne ha avuto bisogno, per poi ritornare al mondo ancora più forti di prima. Ignorando quello che gli altri, per amore o per preoccupazione, ci dicono. Solo noi sappiamo di cosa abbiamo bisogno.

Spesso dimentichiamo che il nostro fisico non è strutturato per essere sempre al top. Il nostro equilibrio è altalenante, come il mare con le sue onde, come le stagioni con il caldo ed il freddo o come il giorno con la notte.

Se impariamo ad accogliere il nostro “lato ombra” e a viverlo per quello che è, senza paura, possiamo diventare degli ottimi “medici di noi stessi”. E provare ad imitare i nostri amici animali che, pur senza studiare, sono dei veri naturopati….