Meditare rende felici

Meditare rende felici. L’hanno confermato degli studi effettuati in America che, sviluppatisi in circa 12 anni, hanno coinvolto centinaia di monaci buddisti, maestri di yoga e di altri discipline di rilassamento e di persone non dedite a queste pratiche.

Applicando quasi 300 sensori sui crani dei soggetti presi in esame, soggetti a cui è stato detto di meditare nel tempo libero per almeno 15-20’ al giorno stando seduti ed in silenzio, ci si è accorti di alcune cose davvero sorprendenti: sono risultate aumentate e stimolate (rispetto a chi non medita) le aree del cervello legate all’empatia ed alla positività, ma anche alla memoria ed in generale alle sedi delle attività cognitive.

Si è mediamente visto in questi soggetti uno sviluppo sensibile delle onde gamma (le più veloci, quelle che collegano ogni parte del cervello), oltre ad una maggiore attività nella pre-corteccia sinistra rispetto a quella destra.

In poche parole gli scienziati che hanno promosso queste ricerche concordano sul fatto che la meditazione orienta il cervello verso la felicità e la compassione: meditare è un modo per allargare la “messa a fuoco”, comprendendo più cose del mondo che ci sta intorno.

Meditando l’uomo inizia a sentirsi parte di un tutto integrato e non un corpo isolato e solo che vaga nell’universo: come dicono molti monaci tibetani, meditare serve ad andare oltre l’IO separato e rotto.

E’ un processo in cui la mente distorta riprende a vedere e percepire con chiarezza, dando alle cose il giusto peso e la giusta dimensione: quando la mente tace, affiora l’intelligenza originaria. E’ come un lago prima increspato dalle onde, in cui è impossibile specchiarsi, che poi si placa e diventa piatto.

I 15-20’ al giorno di meditazione che vengono consigliati possono apparire pochi, ma in realtà sono tantissimi: se davvero riuscissimo ad essere presenti a noi stessi per quel “breve” lasso di tempo, potremmo già operare una straordinaria rivoluzione nelle nostre menti.

L’importante è avere pazienza e darsi delle chance, senza arrabbiarsi con sé stessi e senza scocciarsi se (soprattutto all’inizio) risulta arduo lasciare che la mente fluisca senza aggrapparsi ad essa.