La mucca Hermien

Avete sentito parlare della mucca Hermien?

Se ancora non conoscete la sua storia, va la racconto io in breve. Poco prima del Natale 2017 la mucca Hermien era sfuggita al camion che doveva portarla al macello. Appena il camion si era avvicinato, era scappata assieme al suo vitello Zeus, che è stato subito ripreso.

Lei no. Ha fatto resistenza, ha rotto un braccio all’allevatore che cercava di prenderla e si è data alla macchia.

La vicenda è successa in Olanda. La mucca ha vagato per due mesi nei boschi e la notizia ha suscitato la solidarietà degli animalisti e in generale della “rete”, tanto che sono stati raccolti via internet 50.000 euro per salvare l’animale.

Purtroppo però quei soldi ad Hermien non sono serviti: vagando di bosco in bosco, è arrivata sino in Polonia, dove si era anche unita ad un branco di bisonti europei. Quando hanno ritentato di catturarla, il suo cuore non ha retto: Hermien è morta d’infarto.

Divenendo, ahilei, un simbolo di libertà ed al tempo stesso un atto d’accusa vivente (o morente) verso il sistema dell’allevamento intensivo, che in tutto il mondo opprime miliardi di animali.

Non è questione di essere animalisti o vegani. La sofferenza è sofferenza e come tale va considerata.

Per aiutare gli animali non bisogna per forza non mangiarli. Sarebbe già tanto, come peraltro chiedono anche i medici, mangiarne di meno. Meno carne e meno derivati in cucina, più salute per animali e uomini. Non è uno slogan, ma in un certo senso potrebbe anche esserlo.

E se proprio vogliamo allevarli, approviamo leggi affinché gli allevamenti diventino dei luoghi meno opprimenti (che non sempre, ma spesso lo sono) per questi essere senzienti, per dirla coi buddisti.