La Boreh

Alzi la mano chi non conosce la Boreh…Non è infatti notissima, eppure è un’arte marziale che in Africa vanta tantissimi praticanti. E’ una lotta che risulta particolarmente diffusa in Gambia, tanto che qui viene considerata uno degli sport tradizionali del paese.

E’ simile ad altre lotte diffuse altrove: essa prevede di sbilanciare l’avversario e di portarlo al suolo. Solitamente non vengono ammessi colpi di alcuna natura, né portati con gli arti inferiori o superiori, né tantomeno col capo: si accettano solo alcune “manate” sulle braccia, che hanno però lo scopo di evitare che l’avversario consolidi le prese e faccia leva. Come nel judo giapponese, se un atleta riesce a fare cadere sulla schiena in modo netto il rivale, ottiene direttamente la vittoria.

I lottatori si affrontano, due a due, a torso nudo: indossano solo una leggero calzoncino rinforzato su cui ci si aggancia per provare a fare leva e far cadere il rivale. Anche i piedi sono nudi, in diretto contatto con la terra o sabbia che ospita i combattimenti di questa disciplina. Spesso vengono fasciate solo le ginocchia, che in questo sport subiscono notevoli torsioni e sono pertanto a rischio di infortunio.

I contendenti si affrontano all’interno di uno spazio circolare (a volte quadrato), spesso limitato da sacchi di sabbia, dentro ad uno stadio (tipo di calcio) od in altri spazi aperti, come prati o spiazzi.

E’ una disciplina maschile, che rientra nell’ambito delle “Lutte Tradicionelle” africane (di cui si organizzano parecchi contest ogni anno), e che prevede cinque categorie di peso: fino a 65, 75, 85 e 100 chili ed oltre i 100. Solitamente i lottatori sono molto muscolosi e giovani e dimostrano forza ed agilità. Oltre che tecnica.