Secondo la leggenda, il tai chi chuan (un’arte marziale cinese il cui nome, tradotto in italiano, vuol grosso modo dire “lotta della suprema polarità“) è stato sintetizzato da Zhang San Feng.
I libri lo definiscono un monaco errante taoista vissuto nella Cina del XIII secolo. Esperto di alchimia interiore ed agopuntura, pare fosse alto, forte, con orecchie grandi, occhi profondi ed una barba lunghissima.
Il personaggio di Zhang San Fen, figura leggendaria del medioevo orientale che potrebbe racchiudere le attribuzioni di più maestri che in epoche diverse hanno colpito l’immaginario del popolino, si narra andasse in giro in estate ed in inverno con lo stesso vestito di tela e giunchi: praticando tai chi pare fosse diventato insensibile al caldo ed al freddo.
Ma era noto anche per la sua eccezionale prestanza atletica, tanto che si dice che in un solo giorno fosse capace di correre per 500 chilometri. Proverbiale era anche la sua memoria: imparava a menadito un libro alla prima lettura.
Si crede abbia inventato il tai chi mentre un giorno meditava nel bosco. Dapprima vide una gru ed un serpente che combattevano e ne apprese le movenze, poi volse lo sguardo a delle foglie che venivano sollevate in spirale dal vento sino alle nuvole.
Comprese così che alla base del tai chi ci sono forze opposte in armonia con le leggi del tao, una crescente ed una calante, una espressione del maschile penetrante e l’altra del femminile accogliente.
Sempre a proposito di leggende, qualcuna vuole che Zhang San Feng sia vissuto 300 anni, mentre altri racconti popolari confermano che non è mai morto e che sta ancora vagando tra i monti della Cina.
Quindi se andando a visitare la Grande Muraglia doveste imbattervi in un vecchio podista dalla memoria eccezionale e dalla lunga barba che pratica tai chi, non stupitevi troppo se vi dirà che si chiama Zhang San Feng…