Chi kung e chiusura delle spalle

In tutti i chi kung, da quello di Tamo passando per gli Otto Broccati sino ai diciotto elementi del Lo Ha Kung, ci sono tantissimi esercizi che enfatizzano l’apertura delle spalle, vale a dire che attivano la postura del “petto in fuori” contraria agli atteggiamenti cifotici che molti di noi hanno.

Questo perché sin dalle epoche antiche, visto che tali pratiche sono vecchie quanto l’uomo, la chiusura delle spalle è uno degli atteggiamenti posturali più comuni: che ciò nasca da ragioni emotive, posture errate, lavori usuranti, tensioni muscolari od altro non importa, sta di fatto che tantissimi soggetti tendono a “chiudersi”.

Con risvolti negativi sia per il corpo “grossolano” che per quelli “sottili”, tenendo poi presente che l’uno influenza gli altri e viceversa.

Per esempio avere le spalle chiuse, con un atteggiamento cifotico, da un lato determina una curvatura più o meno accentuata della schiena a livello dorsale, con conseguenti problemi al rachide in quel tratto. Dall’altro innesca un circolo vizioso che porta la persona a arrotolarsi su sé stessa: incassandosi, si finisce per opprimere i polmoni, che a loro volto appesantiscono il cuore, ostacolando il lavoro del diaframma e, a catena, anche degli organi della cavità addominale che risultano compressi.

A livello energetico, invece, ruotare gli omeri in avanti equivale a bloccare alcuni meridiani rilevanti, in primis quello del polmone che governa le emozioni della tristezza ed addirittura delle tensioni legate agli choc. Ma a livello dorsale si attiva anche un’innaturale curvatura del meridiano di vescica, per non parlare delle linee di cuore e piccolo intestino la cui efficienza viene inficiata.

Pertanto in tutti i chi kung conosciuti ci sono esercizi che contrastano questi atteggiamenti e che allungando il petto e tonificando la schiena a livello centrale garantiscono una corretta postura del tratto dorsale e dell’articolazione scapolo-omerale. I più noti di questi esercizi sono quelli cosiddetti della “unione tra terra e cielo”, in cui il praticante in posizione eretta e con le braccia distese verso l’alto si allunga il più possibile provando a “toccare” la volta celeste.