Le scimmie parlano! O quasi…

La scoperta è sensazionale. Le scimmie possono parlare! O meglio: potrebbero anche farlo. Dispongono infatti di un apparato fonatorio sufficientemente evoluto per poter emettere suoni che, se organizzati, gli consentirebbero di esprimersi con un linguaggio “grosso modo” umano. Peccato che, al momento, non abbiano le strutture cerebrali sufficientemente evolute per organizzare appunto tali suoni.

La scoperta è recente ed è stata pubblicata sulla rivista Nature, ma in realtà arriva da lontano: già il grande naturalista Charles Darwin, teorico dell’Evoluzione delle Specie, sosteneva che sul piano meccanico alla scimmia nulla manchi per emettere suoni “umani”. Semmai a latitare è il cervello, che non riesce ad elaborarli.

Dicevamo dell’apparato fonatorio delle scimmie: un team di ricercatori dell’Università di Vienna (Austria) diretto dallo scienziato William Tecumseh Sherman Fitch ha effettuato assieme al neuro-scienziato di Princeton Asif Ghazanfar una serie di test con un macaco, una specie di scimmia con cervello piccolo e primitivo se rapportato a quello dell’uomo od anche solo di primati più evoluti come lo scimpanzé.

Ebbene, è stato appurato che il macaco (di nome Emiliano) mentre mangia, sbadiglia o fa schioccare le labbra, emette una grandissima varietà di vocalizzazioni diverse: addirittura le sue corde vocali possono assumere 99 configurazioni diverse. E’ così stato costruito un modello al computer dei suoni prodotti della scimmia che ha acclarato che, secondo l’anatomia stessa dell’animale, Emiliano può pronunciare tutte e cinque le vocali ed anche tutte le consonanti!

Tanto che, se potesse organizzare i suoni in modo coerente, potrebbe per assurdo parlare e lanciarsi in un discorso. Ma come detto, è il suo cervello che non lo può aiutare a compiere questo passo finale. Per assurdo, se la scimmietta avesse un cervello umano (o qualcosa di simile) potrebbe tranquillamente chiacchierare con noi…

Siccome il macaco non è la scimmia più evoluta sulla terra né tantomeno quella più vicina all‘uomo, se ne deduce che altri primati che stanno un po’ più in alto nella scala evolutiva potrebbero anche fare meglio. E questa recente scoperta può aiutare alcuni paleontologi che da sempre stanno cercando di appurare se alcuni dei primi ominidi, come per esempio l’Homo Erectus, fossero già in grado di comunicare o parlare con delle logiche vicine a quelle dell’uomo moderno…