Occuparsi, ma non preoccuparsi

Occuparsi è giusto, preoccuparsi meno…

Il problema è che spesso attribuiamo al termine “preoccuparsi” un significato per certi versi positivo: ci fa sentire sul pezzo, sempre occupati e capaci, anche agli occhi degli altri, di gestire situazioni che definiremmo complicate o di difficile composizione. In sostanza, tanti di noi si sentono vivi ed importanti, se hanno tante preoccupazioni.

Peccato che il termine stesso indichi un senso di apprensione che potrebbe essere superato qualora ci si occupasse realmente della questione che ci attanaglia. Spesso tuttavia alla preoccupazione non segue l’occupazione: pare un controsenso, ma la maggior parte delle volte ci limitiamo alla fase di ansietà indotta dal preoccuparsi e non traduciamo in essere il successivo movimento del fare per ottenere qualcosa, cioè occuparci.

Se invece ci occupassimo realmente delle cose che ci creano dubbi o timori, probabilmente non ce ne preoccuperemmo: sostanzialmente perché occupandocene sul serio matureremmo competenza e conoscenza in merito all’evento disturbante e cominceremmo a temerlo di meno, iniziando a vederlo più da vicino e capendo che magari non è poi neanche così complicato o fastidioso da risolvere come invece avevamo preventivamente creduto.

Alzino la mano quanti, tra di noi, non hanno mai temuto qualcosa che conoscevano poco ed hanno continuato a preoccuparsi solo perché ne hanno procrastinato la soluzione. Spesso invece, una volta che si decide e si agisce in senso risolutivo, ci si dà conto che la questione è meno complicata di quanto ci saremmo attesi. Mai sentita l’espressione “Tutto qui? Credevo fosse peggio”?

Il problema vero è che la preoccupazione non è solamente un movimento della mente fine a sé stesso: essa implica un costo psichico e fisico rilevante. L’ansietà ed i timori che ne derivano spesso ci rovinano le giornate, se non addirittura la vita, senza nemmeno sapere che magari la soluzione di tali pensieri è come detto meno complicata delle attese.

Il costo psichico, come accennato, può poi riverberarsi a cascata sul corpo, con un’azione psico-somatica che coinvolge anche il nostro essere “grossolano” innescando cascate ormonali che ci cambiano fisicamente e che alterano i nostri equilibri e piani ormonali. Oltre ai nostri ritmi circadiani.

Pertanto, occuparsi sì, preoccuparsi no…