Libro: The China Study

Alcuni anni fa è uscito un libro che, all’epoca, fu ritenuto un bestseller. Ed infatti vendette tantissimo. Stiamo parlando di “The China Study“, di T. Colin Campbell PhD e Thomas M. Campbell II.

Il testo, che gli autori definiscono “lo studio più completo sull’alimentazione mai condotto finora“, in effetti offre parecchi spunti di riflessione. Tanto più che uscì in periodi in cui andavano per la maggiore delle cosiddette diete, che non voglio citare per evitare altra inutile pubblicità, in cui si consigliava alle persone che volessero dimagrire di consumare “quintali” di carne, con pranzi in sostanza principalmente a base proteica animale.

The China Study va invece nella direzione opposta. Consigliando appunto una alimentazione perlopiù vegetariana.

Il libro, che è scritto in modo molto discorsivo (spesso anche troppo), mette in parallelo l’alimentazione di paesi come la Cina appunto con quella degli opulenti (mi viene da dire “una volta”), paesi occidentali, in primis gli Stati Uniti. Analizzando eventuali nessi tra alimentazione ed insorgenza di malattie. Ed in particolare di alcune malattie.

Un parallelo che, portato avanti per anni, ha permesso alla coppia Campbell and Campbell di affermare che nei paesi in cui si consumano troppe proteine animali si registrano incrementi sensibili di alcune delle più comuni patologie, da quelle cardiovascolari a quelle oncologiche, dal diabete alla cecità ed ai problemi articolari.

Gli autori, che non sconsigliano in toto il consumo di proteine animali ma vanno contro l’abuso che di esse viene fatto sulle nostre tavole, consigliano quindi che solo una minima parte dell’energia che introduciamo nel nostro corpo sia veicolata da prodotti di origine animale, siano essi carne, pesce, latte e derivati o uova.

I due Cambell, poi, mettono in guardia anche dal consumo di alimenti che, seppur non di origine animale, sono comunque frutto di una manipolazione dannosa a livello industriale, come per esempio le farine ed i loro derivati, su tutti la pasta.

Potremmo anche dire che i due studiosi propugnano una sorta di alimentazione mediterranea, seppur scevra di pasta e di altri prodotti ottenuti dalla trasformazione dei grani.

Non mi sento di contraddirli, semmai aggiungo che le farine di adesso non solo quella di una volta e che pertanto se a quelle tornassimo, non sarebbero poi così dannose. Inoltre, come sempre, dovremmo tutti ricordarci che per vivere bastano molto meno calorie di quelle che, in vari modi, trangugiamo quotidianamente

Buona parte dei nostri acciacchi nascono dagli accessi alimentari. Ma questo non sono il solo a dirlo…

Comunque, buona lettura.