Le vacanze fanno bene

Le vacanze fanno bene. Non tanto, o non solo almeno, perché ci fanno (in teoria) riposare, ma anche e soprattutto perché ci portano fuori da uno schema.

Quale schema? Quello della nostra quotidianità, in cui più o meno inevitabilmente ci culliamo di giorno in giorno. Uno schema fatto di orari, incontri, pensieri e parole molto spesso simili tra loro e ridondanti, ripetitivi.

Andando in vacanza invece, o comunque calandoci in una situazione diversa rispetto a quella che viviamo solitamente, aiutiamo il cervello ed il corpo a rigenerarsi.

A patto che in vacanza si sperimentino situazioni ed emozioni diverse rispetto all’usuale, altrimenti se portiamo con noi gli stessi pensieri e le stesse abitudini di quando siamo a casa l’effetto terapeutico del distacco viene inficiato.

Noi infatti, ed i medici che lo sostengono sono in forte aumento, ci ammaliamo per abitudine: perché mangiamo sempre le stesse cose (più o meno), perché riviviamo gli stessi schemi mentali giorno dopo giorno e stressiamo corpo e psiche sempre con modalità simili.

Rompendo invece degli schemi, e se riuscissimo a farlo anche a casa senza andare per forza in vacanza sarebbe una benedizione, ci regaliamo una boccata di benessere e relax dando tempo al nostro sistema integrato psiche-soma di riprendersi.

Il grande medico dell’antichità greca Ippocrate, quando un malato grave si recava da lui per farsi guarire, era solito tenerlo lì con sé: non solo perché così poteva curarlo meglio, ma anche e soprattutto perché portava la persona fuori dagli schemi che l’avevano condotta alla malattia.

Ippocrate aveva ben capito che facendo cose diverse, incontrando persone diverse, parlando di argomenti diversi rispetto all’abituale, mangiando cose diverse e pensando cose diverse, il cervello viene appunto diversamente attivato. Ed attivandolo in un modo non usuale si può provare ad interrompere la strada che ha portato la persona al malessere o alla malattia.

Un cervello che vive sempre schemi mentali simili, attiva sempre il corpo nello stesso modo: gli fa cioè produrre sempre gli stessi ormoni (o le stese quantità perlomeno), le stesse secrezioni etc…

Tornando ad Ippocrate, provate un po’ a pensare al “medico di una volta”, quello dei nostri nonni o dei nostri genitori: quando la mamma e il papà portavano il bambino che non stava bene dal dottore, si sentivano dire di fargli cambiare aria per un po’, magari mandandolo un paio di mesi in colonia o dal lontano parente che vive in quel bel posto…