Jin e tai chi: il Lu jin

Dopo il Peng jin, vale a dire l’abilità di difendersi con cedevolezza, ecco il Lu jin, la seconda importante capacità del buon praticante di tai chi chuan traducibile con giri di parole del tipo “tirare indietro ruotando” o “guidare indietro”.

Trattasi di un’azione che implica sì il tirare indietro, ma anche il farlo con un atteggiamento di cautela: si tira stimolando l’attenzione dell’avversario, ma “ruotando” non lo si porta contro di sè, bensì si penetra nella sua guardia. Parole sibilline, che anticamente sottolineavano anche l’importanza di accarezzare con le dita…cioè coi palmi delle mani.

Quindi, senza complicare troppo le cose, il Lu jin implica un’azione difensiva messa in atto con i palmi delle mani, che assorbono l’impeto del nemico e ci fanno trovare in una posizione di vantaggio, magari tale da poter anche effettuare leve articolari.

Le tecniche più semplici con cui esemplificare il Lu jin sono quelle delle nuvole, con parate in interno ed esterno, e quelle dei cosiddetti “grande e piccolo muro” della forma tradizionale yang, in cui con ambo le mani si assorbe verso il basso (all’altezza delle anche) o verso l’alto (all’altezza della testa) degli ipotetici colpi.

Applicando questo principio, posso cioè deviare di lato la forza dell’avversario, facendolo quindi sfilare accanto, oppure mettermi in posizione di vantaggio: se con una mano lo trattengo, con l’altra posso esercitare su di lui una leva all’altezza del gomito, per esempio.