Nel celebre film Conan il Barbaro, interpretato dall’allora pettoruto Arnold Schwarzenegger e diretto da John Milius con le trasognanti musiche di Basil Poledouris, il cattivo Thulsa Doom (col volto dell’impareggiabile James Earl Jones) rivela a Conan il segreto dell’acciaio. “Non è vero che l’acciaio è forte – gli dice -, la carne è più forte. Cos’è l’acciaio a paragone della mano che lo brandisce?”.

Al di là della fiction, al di là del fatto che la pellicola sia più o meno riuscita e che si ispiri ad un’epoca fantasy intrisa di violenza e magia, la frase resta…iconica ed universale.

Una frase che va ben oltre l’aspetto della guerra o dell’acciaio, per dirla con Doom. La frase sottolinea, se mai ce ne fosse bisogno, la centralità dell’uomo.

Figlio di Dio e per certi versi dio egli stesso, è capace di tutto e di tutto ha potenzialità. Può il bene ed il male, pur nella relatività dei loro sfuggevoli concetti. Se l’Universo è grande a prescindere dall’uomo, è pur vero che l’uomo lo completa. E nella pienezza della sua realizzazione (e sottolineo pienezza), egli riesce a trascendere la sua caduca natura per divenire espressione dell’anima immortale del mondo e delle cose.

Tutto ingloba e da tutto è inglobato, compenetrante e compenetrato, è sincronizzato con il pulsante cuore del Creato. E quando si allinea a questo battito fino in fondo, quando si accoccola tra una sistole ed una diastole del Cosmo, allora brilla di luce propria. Allora diventa lui il segreto, motore mosso e che a sua volta muove. E’ lui la traduzione in essere del Verbo e del Pensiero di Dio, sua scintilla caduta in terra, suo seme germinante e sfolgorante che attende di crescere e dare frutti.

Dio ci guarda ed attende che traiamo profitto dai doni che ci ha elargito, come nella parabola dei talenti. Egli ci aspetta: facciamo che il nostro volere coincida col Suo e realizzeremo fino in fondo la nostra natura…che è poi la stessa del tutto, come magistralmente espresso dal misticismo cristiano di San Francesco e da tanti altri Maestri…