A casa dal lavoro…per curare fido!

Incredibile decisione della Sapienza di Roma: una dipendente del noto Ateneo capitolino è stata lasciata due giorni a casa, retribuita, a curare il suo cane, un setter inglese di nome Cucciola e di 12 anni di età!

Una novità assoluta, che in Italia non ha precedenti e che ha fatto gioire gli animalisti e preoccupare chi teme che così facendo, adesso, parecchi lavoratori cercheranno di stare a casa (pagati) a curare il criceto, il topo e la tartarughina…Ahimè, ricordiamo che non siamo in Germania…né in Svezia…

Al di là di queste considerazioni socio-politiche su cui non vogliamo inoltrarci troppo, dal punto di vista morale e dell’amore per gli animali a noi di stammi-bene.info quella di Cucciola sembra davvero una bella storia. Alla donna infatti, single nella vita e senza la possibilità di affidare ad altri la sua cagnolina, è stato riconosciuto un “grave motivo personale” per rimanere tra le mura domestiche senza perdere lavoro e denari.

La storia di Cucciola e della sua padrona è nata quando la donna, dopo aver chiesto un permesso retribuito per assistere la sua cagnetta operata, si è invece vista imputare quei giorni come ferie. Così ha contatto la Lav, che grazie ai suoi legali ha trovato alcune sentenze della Cassazione che specificano che la mancata cura di un animale configura (giustamente) i reati di abbandono e maltrattamenti.

Di fronte a questa precisazione, avvalorata dal veterinario di fiducia, la Sapienza di Roma ha concesso i due giorni richiesti con permesso retribuito.

Ora la Lav spera che questo precedente sia riconosciuto per legge.

Tanto più che anche nel resto di Europa si va in tale direzione, mentre negli Usa molte aziende concedono addirittura ai dipendenti alcuni giorni in caso di morte del loro animale domestico. Altre aziende invece, pure italiane, permettono che l’animale venga portato in ufficio.

I tempi, per fortuna, cambiano…