Camminate in montagna

Con l’estate è tornato il momento, da alcuni tanto atteso, delle camminate in montagna.

Un’attività salutare, che come sempre va fatta con testa: bisogna tener conto del proprio allenamento e delle proprie conoscenze tecniche specifiche, oltre che del clima talora variabile e, soprattutto, del fatto che le montagne “vanno rispettate” e che la natura ha una forza e delle logiche cui dobbiamo inchinarci con saggezza.

Troppo spesso, infatti, accade che per imitazione o scarsa consapevolezza dei propri limiti ci si infili in situazioni scomode o di pericolo, solo per non aver tenuto nel dovuto conto la maestosità degli scenari in cui si muove e per non aver soppesato la piccolezza e limitatezza della natura umana in relazione alla grandiosità del Creato, che ben si esprime nelle guglie di roccia che sono le montagne e le catene in cui si organizzano.

Siccome per andare sulle alte vette ci vogliono allenamento e conoscenze, chi non dispone di nessuna di queste qualità dovrebbe limitarsi a qualche belle passeggiata nel bosco, magari anche lunga, magari anche a “mezza montagna” (restando cioè su quote basse o relativamente basse dove il rischio è minore).

Per godersi la montagna, che fa bene a cuore e polmoni ma anche allo spirito, bisogna poi essere adeguatamente equipaggiati e vestiti (a volte può venire improvvisamente freddo pure a bassa quota) ed avere con sé alimenti ed acqua e, se si va da soli in luoghi non proprio “facili”, dei rilevatori di posizioni tipo Gps per favorire lo svolgimento di eventuali soccorsi, se necessari. Troppo spesso tante persone si infortunano e periscono proprio perché non osservano alcune o nessuna di queste semplici regole, che più che dall’esperienza dovrebbero essere dettate dal buon senso comune.

Ahimè, gli slogan “no limits” saranno pure una bella trovata pubblicitaria, ma non sono reali.

Detto questo, passeggiare in montagna è allenante sul piano cardiovascolare e respiratorio: i muscoli delle gambe sono massimamente coinvolti , oltre che quelli del busto e della schiena per stabilizzare le posizioni, ma se si usano le cosiddette bacchette o racchette (ora si usa dire che si fa “nordic walking”) vengono coinvolti pure i muscoli delle braccia, specie i gran dorsali ed i tricipiti.

Se si resta in quota per svariati giorni poi (intendendo con quota un’altezza attorno ai 2000 metri o più) si può spingere il midollo osseo a produrre maggiori quantità di globuli rossi, cosa che in soggetti sani favorisce l’innalzamento dell’ematocrito con un conseguente miglioramento del trasporto di ossigeno ed una crescita della prestazione atletica, specie negli sport di endurance. Trattasi dei famosi allenamenti in quota di tanti atleti, più o meno famosi.

Detto questo, andare in montagna (con testa) è bello e fa bene. E’ un modo per tornare alla natura, per contemplare scenari di solito solo sognati e per restare lontani dal brusio e dal caos di una vita moderna e frenetica cui dovremmo cercare di non abituarci mai del tutto….