Arti marziali: il serpente

Con il serpente, aggiungiamo un’altra figura al pantheon degli animali espressione di stili marziali orientali ed in particolare cinesi. Abbiamo infatti già trattato la scimmia, il leopardo, la tigre, il drago manca solo la gru, anche se in alcune discipline figurano altre “bestioline”, come per esempio il cervo o la mantide religiosa.

Il serpente esprime la forza totemica legata alla sinuosità ed alla elasticità del movimento. Le mani del praticante sono distese, con i pollici ben aderenti al resto della mano per formare un corpo unico. Solo in alcuni casi si ricorre anche ai cosiddetti “denti del serpente”, in cui vengono distese solo le dita indice e medio per andare a colpire l’avversario, solitamente nella zona degli occhi.

Ovviamente per interpretare lo stile del serpente bisogna essere veloci e scattanti, proprio come il rettile quanto colpisce. Colpi che vanno direzionati soprattutto verso le zone molli del corpo, quali occhi, gola, inguine.

Il serpente esprime bene la circolazione del chi o energia interna del corpo, che viene usata per avviluppare i propri arti attorno a quelli dell’avversario. Nello stile di questo animale infatti sono anche numerosissime le leve articolari, che vengono applicate portando le braccia in aderenza a quelle del “nemico”.

I movimenti del serpente sono sinuosi e coinvolgono tutto il corpo, che pertanto dovrà essere flessibile ed elastico. Soprattutto a livello delle articolazioni di polsi e spalle, così come delle anche.