Un nuovo inizio

Siamo un granello di polvere, ma immagine di Dio. Parte infinitesima di un tutto, del tutto siamo fatti.

Purtroppo anziché restare abbacinati dalla grandiosità di questo antico progetto, ne viviamo solo la superficie, idolatrando falsi déi creati da astuti mistificatori.

Diamo per scontato che il nostro pensiero non possa essere diverso. Eppure può essere diverso. Esso è vecchissimo e si è corrotto nei millenni. Non crogioliamoci nella comoda convinzione che esso sia per forza così e che non possiamo fare nulla. Il nostro psichismo, per dirla con Gurdjieff, è frutto di cristallizzazioni che nel tempo ci hanno portato all’incancrenimento dell’anima. Ma se diamo informazioni di valore al nostro sistema mente-corpo (o forse sarebbe meglio dire corpi, dai più grossolani ai più sottili), possiamo nel tempo attivare cristallizzazioni virtuose.

In noi c’è la potenzialità del tutto, una potenzialità divina che si è assopita, ma che può essere risvegliata.

Possiamo dare al nostro essere una direzione diversa, basta che lo vogliamo.

Possiamo e dobbiamo restare noi stessi, ma spingere la nostra energia nel senso della piena realizzazione del progetto antico che il Grande Architetto (ognuno lo chiami come crede) ha stabilito.

Solo così, nella totale libertà della nostra realizzazione (che non è la libertà sciocca di fare ciò che si vuole, bensì quella di essere liberi dai condizionamenti e di essere finalmente originali nell’originalità della nostra pienezza), possiamo far fruttare i talenti che ci sono stati dati.

Narra un’antica leggenda che il mistico Siyasa in punto di morte si sentì dire da un discepolo: “Maestro, adesso che stai per andare davanti a Dio, credi che ti rimprovererà per i tuoi peccati?”. Siyasa sorrise e gli disse: “Se Dio dovesse rimproverarmi qualcosa, mi rimprovererà perché non sono stato me stesso. Mi dirà: Siyasa, perché non sei stato Siyasa? Ti creai unico e meraviglioso, perché non sei stato te stesso?”.