Quando Rambo chiama la mamma

Ogni anno a maggio si festeggia la mamma! Permettetemi, quindi una riflessione attorno alla “mamma”. Non parto da lei, ma con lei finisco. La mia riflessione, che all’apparenza ha carattere politico, in realtà non ne ha. Tratta solo dell’uomo e dell’incredibile mole (si si, uso il termine mole apposta) di tenerezza che alberga nel suo cuore. E che spesso dimentica di avere. Spesso, non sempre.

Bando alle ciance, inizio. Viviamo in un mondo che ormai da millenni si è votato alla violenza. Non parlo della violenza “giusta” di chi si difende se aggredito, come vuole la legge di Natura, ma della violenza orchestrata dalle Elite per i propri tornaconto e che coinvolge milioni di innocenti.

Ed innocenti sono anche gli stessi carnefici, cioè i soldati che in guerra vanno a morire e che fanno morire. Si, proprio loro, i vari Rambo in giro per il mondo.

Anche per loro potremmo utilizzare la stessa frase che Cristo rivolse a suo Padre durante la Passione: «Perdonali, perché non sanno quello che fanno».

Questa mancanza di consapevolezza, tuttavia, viene superata non appena Rambo viene ferito. Sapete infatti chi chiamano i militari sanguinanti sul campo di battaglia? Ebbene sì, chiamano lei, la Mamma. Tornano bimbi e consapevoli della sacralità della vita, in un “amen”…

Questi nerboruti omaccioni piagnucolano, ansimano e chiamano “mamma”. Il furore e la violenza lasciano il posto alla paura ed alla persona che, quando siamo piccoli, ci dovrebbe rassicurare. Si si, sempre lei: la mamma.

In meno che non si dica, avviene il miracolo: il guerriero ferito e quindi pienamente umano, riportato a terra dalla sua fragilità, ricorda quali sono i veri valori della vita e ritorna semplice, puro, sano. Pur nel dolore, esprime con compiutezza l’essere uomo ed il miracolo della vita. Una vita veicolata sempre da lei, per l’appunto, dalla mamma.

Ovviamente la mamma non è solo la mamma fisica in quanto tale:  è tutto quello di bello e positivo che la mamma rappresenta; e cioè amore, coccole, aiuto, casa, serenità, pappa, pulizia, accoglienza.

Quindi, dopo tanti millenni di guerra, solo la mamma ci può salvare. Sia la nostra, che quella degli altri. Viva la mamma! Sia essa fisica o solo metaforica.

Speriamo che per ricordaci della mamma non ci tocchi andar in guerra.

Ma non pensiamo solo ai soldati, per la guerra…Tutti noi, a nostro modo, combattiamo ogni giorno tante piccole guerre che faremmo meglio a cocludere subito, nella vita privata ed in quella “pubblica”.

Se prima facciamo pace con noi stessi, poi sarà più facile farla cogli altri…