Il principio della rana…bollita

Continuano ad abituarci, poco alla volta, ad una progressiva limitazione della libertà. O, per meglio dire, delle libertà. Togline una qua, togline una là, senza troppo clamore, approfittando della distrazione generale, e ci ritroveremo schiavi senza neanche essercene accorti.

E’ uno schema antico, che già in molti hanno avuto modo di intendere. Tra i più lungimiranti cito il filosofo statunitense Noam Chomsky, che in molti suoi scritti ha appunto descritto la pessima capacità dell’essere umano (specialmente quello moderno) di adattarsi a situazioni spiacevoli senza reagire. A patto che la spiacevolezza non arrivi tutta in un botto, ma dilazionata, cosa che gli consente di abituarcisi gradatamente…

Chomsky ha così enunciato, per spiegare meglio questa caratteristica, la sua famosa metafora della rana bollita. Il testo seguente è tratto dal suo libro Media e Potere:

Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.

L’invito di Chomsky, dunque, è quanto mai ovvio ed attuale. Quante volte, tutti noi, ci siamo progressivamente abituati, poco alla volta, a situazioni (nella vita lavorativa, affettiva, amicale e di cittadini teoricamente liberi) che ci hanno portato in un lasso di tempo medio-lungo a condizioni di sfavore che non avremmo accettato se vi ci fossimo trovati di botto…

In realtà tornando alla rana, Chomsky fu ispirato da una ricerca condotta dalla John Hopkins University nel 1882: alcuni “ricercatori” americani (veri luminari, sigh!) appurarono che buttando una rana in una pentola di acqua bollente, questa saltava fuori all’istante per salvarsi. Viceversa se la rana era messa in una pentola di acqua fredda che veniva poi riscaldata lentamente, si abituava all’aumento di temperatura, evitando di reagire e finendo, in definitiva, bollita.

Ahimè il principio suddetto, in questo mondo di ranocchi in cui anche io mi ci metto, è applicato nella società moderne tramite subdole tecniche di manipolazione di massa e delle coscienze. Tutto all’inizio pare fatto negli interessi della gente, tanto che anche la rana in un primo tempo trova gradevole l’acqua tiepida. Peccato che la temperatura sia destinata a crescere e crescere…Quando infatti un cambiamento si effettua lentamente, diventando invisibile, sfugge alla coscienza diretta, tanto che la maggior delle persone vi si adegua senza opporvisi.

Siamo tutti in un pentolone in cui la temperatura, da decenni, va crescendo…Ora acconsentiamo a cose che anche solo 20 o 10 anni fa ci sarebbero risultate inaccettabili e ci avrebbero fatto inorridire. Ed il guaio è che la temperatura adesso è davvero alta…negli ultimi mesi è cresciuta tantissimo. Ed anche se alcune rane stanno iniziando a gracidare ed altre a dimenarsi, la maggioranza è ancora li che gongola nell’acquetta calda, riconoscente verso la mano dello “scienziato” che sta di nuovo alzando il fuoco…