Più forti coi microbi africani?

Non migrano solo gli esseri umani…anche i batteri. Arrivano in Europa soprattutto dall’Africa, grazie in particolare ai cambiamenti climatici che rendono le terre del nord del mondo adatte ad ospitarli.

Tuttavia non pare costituiscano un pericolo. Semmai una risorsa. In che senso? Ci aiutano a riconquistare la biodiversità (sia ambientale che del nostro organismo) che negli ultimi decenni è andata impoverendosi grazie ad alcuni eccessi dell’industria alimentare e ad un impiego massiccio di varie categorie di farmaci come gli antibiotici. Nel tentativo di estirpare i batteri “cattivi”, siamo finiti col fare lo stesso anche con quelli “buoni”.

Eliminando alcuni ceppi batterici, funghi, microbi e virus abbiamo concorso a far esplodere malattie autoimmuni, infiammazioni ed allergie. Il nostro sistema immunitario infatti sin dalla nascita si abitua a riconoscere i microorganismi buoni da quelli che non lo sono. Ma se la varietà microbica con cui entriamo in contatto da bimbi è povera, ad ogni novità il nostro organismo reagisce come se fosse patogena attivando impropriamente dei sistemi di difesa.

Si spiega così, perlomeno parzialmente, il boom di malattie di questo millennio, quali allergie alimentari, dermatiti, riniti, morbo di Chron, infiammazioni intestinali, artriti reumatoidi, sclerosi multipla e molto altro ancora. La relazione tra lo sviluppo di queste patologie e la riduzione della varietà microbica è ormai da anni assodata.

Pertanto l’integrazione con batteri provenienti dall’Africa e da altre regioni del globo potrebbe salvarci. Ricercatori dell’Università di Firenze hanno confrontato lo stato di salute di alcuni bimbi toscani con dei loro coetanei del Burkina Faso. Appurando che questi ultimi posseggono il triplo di acidi grassi a catena corta degli italiani: ricordiamo che tali acidi svolgono una rilevante funzione antinfiammatoria naturale…I ragazzi del Continente Nero inoltre posseggono minori concentrazioni di agenti patogeni…Perché? Hanno una varietà microbica che attiva correttamente il loro sistema immunitario salvandoli là dove noi europei ci ammaliamo.