Pandemia Vs Sport

La pandemia ha creato scompiglio anche per quanto riguardo la pratica sportiva, sia in Italia che all’estero. Parlando proprio del Bel Paese, i dirigenti e gli atleti vogliono dal Governo regole e date certe e durature: in questo ultimi due anni invece abbiamo assistito a continui cambiamenti di rotta nelle decisioni, spesso ravvicinati, che hanno creato solo confusione.

Se è innegabile l’opportunità di salvaguardare la salute ed osservare le regole, bisogna altresì ripartire con scelte sensate e condivise. Se infatti ogni Federazione sportiva tende a fare i protocolli suoi, che variano in continuazione, tra quarantene, visite mediche post covid e tanto altro si rischia la paralisi dello sport.

Per esempio, attualmente in merito alle visite successive alla guarigione i numeri degli atleti che hanno superato la malattia sono così alti che mancano i medici in grado di visitarli in tempi ragionevoli, con conseguente allungamento delle tempistiche di ritorno agli allenamenti ed alle gare.

In merito agli sport di squadra, poi, c’è anche chi ha proposto di stilare dei campionati che si sviluppino nella prima fase autunnale e, saltando l’inverno ed i suoi picchi influenzali, proseguano in primavera terminando in estate: peccato che la tendenza sia invece opposta, tanto che per fare posto ad alcune competizioni calcistiche internazionali sono state addirittura anticipate le chiusure dei tornei.

Tra paradossi e scelte sbagliate, tanti ragazzi stanno abbandonando lo sport, mentre le squadre chiudono i battenti anche a causa dei costi di gestione non ripagati dalla normale stagione di pratica.

Se poi aggiungiamo che tante palestre scolastiche non vengono date per gli allenamenti alle squadre amatoriali, perché i dirigenti non vogliono rischiare ad avere soggetti esterni negli stessi spazi usati dagli alunni, il risultato è che molte società si trovano senza luogo in cui fare attività.

Il Coni nazionale ha anche formulato delle statistiche che evidenziano come gli sport al chiuso e quelli di contatto sono stati i più colpiti nell’attuale situazione di incertezza, con quote di contrazione dell’attività e del numero di praticanti anche superiori al 50%. Pare stiano resistendo solo gli sport individuali che si praticano all’aperto, dove le limitazioni e le problematiche gestionali sono minori.