La pet therapy

Avere accanto un animale fa bene. Con la pet therapy si possono infatti sedare parecchi disturbi emotivi o di natura psicosomatica, come ansia, stress, depressione e problematiche ad esse legate.

Solitamente gli animali coinvolti nella pet therapy sono cani, gatti e cavalli, ma in alcuni casi si ricorre anche ad asini, conigli, volatili e delfini.

Oggi la pet therapy è ufficialmente riconosciuta come strumento di cura, tanto che viene impiegata in case di riposo od ospedali e nel recupero da alcol, droghe e simili.

La pet therapy permette all’uomo di ritornare in contatto con la natura e con la parte più emotiva del suo essere, che in una società iper-cerebrale come la nostra viene spesso trascurata. E’ proprio la mancanza di un radicamento emozionale profondo la possibile causa o concausa di svariate situazioni di disagio. Tale terapia è intesa come una co-terapia, nel senso che viene utilizzata in abbinamento a cure più tradizionali a seconda del problema e della sua gravità.

Esistono sia in Italia che all’estero molte associazioni che vi si dedicano e che formano gruppi di volontari in grado di gestire con successo il rapporto uomo-animale.

Sia per ragioni etiche che di buon senso e per il successo della terapia, il rapporto della pet therapy non può essere unidirezionale. Nel senso che l’animale, qualunque esso sia, deve essere posto al centro della relazione assieme all’essere umano, che non è l’unico a beneficiarne.

La pet therapy presuppone che gli animali siano rispettati e mantenuti in ottime condizioni di salute fisica e psichica, che abbiamo i giusti spazi e nutrimenti a seconda delle loro necessità e che le esigenze di cane, gatto o cavallo che sia vengano sempre onorate.

Il potere benefico della pet therapy, in una parola, ruota attorno al concetto di empatia, cioè la capacità di immedesimarsi nelle necessità e nei bisogni dell’altro.

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