Insalata in busta? Occhio…

L’Università di Leicester lancia l’allarme: l’insalata venduta in confezioni di plastica può fare male. Anzi malissimo. Secondo recenti studi l’ambiente umido dei sacchetti, abbinato al nutrimento fornito dalle foglie di insalata, parrebbe favorire lo sviluppo dei batteri forieri di infezioni come la salmonella.

I ricercatori dell’università inglese per la verità si sono definiti “scioccati” dalla facilità con cui i germi nel chiuso delle confezioni si riproducono, anche qualora le buste vengano mantenute a basse temperature in frigo.

Già in passato allarmi analoghi erano stati attivati per i cavoli ed i broccoli, oltre che per l’insalata. Il problema è che la proliferazione dei batteri in queste confezioni di plastica sembra sia così veloce e radicale che anche un lavaggio successivo dell’insalata, una volta cioè estratta dalla busta, non basta a scongiurare la completa rimozione degli agenti patogeni, che conserverebbero pertanto un elevato grado di pericolosità per la saluta umana.

Parrebbe dunque che il modo migliore per evitare rischi sarebbe quello o di non consumare affatto questa insalata in busta o, qualora la si voglia comunque mangiare, di farlo il più in fretta possibile, meglio se lo stesso giorno in cui viene imbustata.

Per gettare acqua sul fuoco il dottor Jeru Barak, esperto del Food Research Institute Wisconsin-Madison, sostiene che i prodotti contaminati da questi batteri potenzialmente pericolosi in realtà riguardano al massimo il 3% della produzione totale di insalata in plastica.

In ogni caso, forse sarebbe meglio comprare verdure fresche, magari a filiera corta, e consumarle sempre dopo un lavaggio casalingo, anche quando erano state già lavate prima della vendita…