Il Tao, traducibile con la Via, è uno dei pilastri del pensiero cinese. Esprime la dualità delle situazioni nel loro incessante divenire, la continua trasformazione di una cosa nell’altra. Il bianco ed il nero manifestano due principi universali che crescono e decrescono, in una costante alternanza: ma anche nella massima espressione dell’uno, c’è sempre un poco dell’altro e viceversa.
Il concetto del tao viene tipicamente preso dal taoismo, una disciplina filosofica che ne fa uno dei suoi cardini, ma è stato anche adottato dal confucianesimo e da altre filosofie o scuole di pensiero più o meno moderne.
Il filosofo Lao Tse chiarisce che all’inizio di tempi vi era il tutto indifferenziato, mentre col tao presero forma l’essere e la dualità. Dualità che nel simbolo è rappresentata dal bianco e dal nero: il primo esprime la luce, il calore, l’espansione, il maschile, il positivo (nel senso del polo energetico) e così via; il secondo invece è l’elemento del buio, del freddo, della contrazione, del femminile, del negativo. Il bianco è dunque yang, il nero è dunque yin.
Nella filosofia taoista al significato di yin e yang non vanno correlati concetti morali: l’uno non è meglio dell’altro o viceversa. Essi sono due principi che si manifestano con alternanza. La luce non è meglio del buio, il calore non è meglio del freddo: essi sono e basta. Sono elementi, principi, caratteristiche dell’universo che si trovano tanto nel grande che nel piccolo, nel macro come nel micro.
Parlando dell’essere umano, è vero che il maschio o uomo avrà una manifestazione apparentemente più yang, ma anche in esso vi sono tantissime componenti yin. Lo stesso dicasi per la donna, che ad uno yin più o meno manifesto associa uno yang molto forte.
Il concetto dello yin e dello yang viene anche espresso nelle arti marziali: nel tai chi chuan, ad esempio, ad ogni movimento di espansione se ne associa uno di contrazione.