Il rapporto col Trascendente

Forse questa crisi generale legata al Covid può far riemergere nel cuore di ognuno di noi la percezione della relazione col Trascendente, comunque lo si voglia chiamare. Una relazione che, soprattutto in Occidente, si è andata via via sbiadendo nei secoli, ma che non ha mai abdicato del tutto alla sua funzione di conforto e guida dell’animo umano.

Proprio in un mondo veloce, iper-tecnologico e sempre più illiberale e liberticida come il nostro, l’eccessiva ed ossessiva materialità che ci riduce a meri pezzi di carne ci sta portando ad una riscoperta della spiritualità che, piaccia o meno, alberga da sempre nei nostri cuori.

Una spiritualità che, lontana dalla volgarità grossolana del Mondo Nuovo cui taluni strizzano l’occhio, ci riporta alla dimensione piena dell’essere umano, che altro non è che un animale dotato di scintilla divina od un Dio esso stesso (fatto ad immagine e somiglianza Sua) cristallizzatosi in un corpo di dense materie.

Ognuno la veda come preferisce, ognuno dia al Trascendente il nome che più gli piace, ognuno lo invochi secondo i codici che gli sono famigliari…Ma esso od essa, mascolino e femminino assieme, è lì. E’ qui. E’ ovunque. Da epoche immemorabili. Eterno.

Non c’è razionalità che lo possa afferrare, né legge o scienza in grado di spiegarlo ed interpretarlo. Lo si intravede baluginare nella corrente del fiume, quando gioca gorgogliando con l’acqua rilucente nel sole. Lo sentiamo sulla pelle sotto forma di brezza, lo percepiamo nella commovente spinta del germoglio che buca la terra.

Esso è ovunque, onnipresente e pervasivo. Acqua che disseta, cibo che sazia, vita e morte, in costante equilibrio tra ciò che cresce e ciò che scema.

E’ qui. E’ qui da sempre. Ce ne siamo solo dimenticati. E questo è stato il peccato più grande, commesso per una bieca e cieca fiducia nei pifferai magici di turno, che di epoca in epoca ci ha guidati lontani dalla vera natura delle cose. Divenuti pecore impaurite senza più Buon Pastore, siamo finiti incalzati dai lupi sul limitare del dirupo.

Ma lupi e dirupi non sono che immagini della nostra mente, materializzazioni delle nostre paure abilmente orchestrate da tragici burattinai. Saremo mai abbastanza stanchi da recidere le corde che ci muovono come marionette? Lo siamo già ora?

Auguriamoci che questa crisi da Covid sia una chance per scoprirlo…