Il medico che ho in mente

Il medico che ho in mente, è un medico che è in contatto con la natura dell’uomo. E’ un medico che ha tempo da dedicare al paziente, che lo ascolta e lo guarda con attenzione. E che fintanto che si trova la persona da curare lì davanti, gli si dedica con l’affetto e la passione del più innamorato degli amanti.

Il medico che ho in mente è un medico che non chiama il paziente con un numero o con la patologia che lo affligge, ma che mette sempre davanti al suo nome i sostantivi Signor o Signora.

Il medico che ho in mente è un medico che sa che a volte per guarire basta poco: che a volte un po’ di dieta, un po’ di movimento fisico od un po’ di riposo possono fare più di mille pastiglie. E che già con un abbraccio ed una buona parola, si gettano i semi della guarigione.

Il medico che ho in mente è un puro di cuore, che guadagna già abbastanza e non spenna le persone spaventate che si trova davanti. Quando finisce di lavorare, non si porta a casa i problemi dei pazienti, ma gode della sua vita.

Il medico che ho in mente non spaventa il paziente, ma lo chiama per nome, lo coccola, non usa termini complicati per spiegargli ciò che ha e conserva sempre un glorioso ottimismo per le possibilità di guarigione della persona.

Il medico che ho in mente è un medico che più che di sé stesso, si fida delle incredibili chance di auto-guarigione che il corpo del malato e la natura posseggono. A volte il dottore deve fare pochissimo. Deve solo far cambiare rotta al paziente. Fargli cambiare strada. “Se resto qui sono malato, se vado là magari no“.

Il medico che ho in mente sa che la malattia è spesso figlia della routine e dell’abitudine: se cambia le sue abitudini e la sua mente, il paziente già automaticamente innesca un possibile processo di guarigione.

Il medico che ho in mente non si accanisce. La morte fa parte della natura. Siamo bio-degradabili… Come recita una certa battuta: “la vita è quella malattia a trasmissione sessuale dall’esito sempre letale…”.

Ma la cosa più importante è che il medico che ho in mente ripeta a sé stesso una frase che Madre Teresa di Calcutta rivolgeva alle religiose che lavoravano con lei negli ospedali: “accudisci la persona e nutrila, ma soprattutto amala”.