Globuli bianchi killer del cancro?

Si parla di terapia genetica anticancro e la notizia è buona, anzi buonissima. Sono stati messi a punto dei nuovi farmaci che (seppur al momento solo per tumori ematologici) pare diano ottimi risultati nella cura dei malati oncologici.

Si prelevano al malato alcuni suoi linfociti T, vale a dire delle cellule (globuli bianchi) del sistema immunitario, che vengono poi opportunamente “trattate” in laboratorio con l’inserimento di una porzione di Dna in grado di riconoscere la malattia cancerosa. Successivamente reimpiantate nel paziente, grazie alla loro replicazione attivano un vero e proprio attacco alle cellule neoplastiche.

Detto così pare semplice, in realtà semplice non è e gli scienziati dovranno lavorare ancora a lungo per ampliare il loro bagaglio di conoscenze così da applicare questa cura a tutti i tipi di cancro.

Ad ogni modo, la Food and Drugs Administration americana ha già autorizzato tali farmaci sia per trattare la leucemia linfoblastica dei bambini che per aiutare gli adulti affetti da linfoma non-Hodgkin.

La comunità medica, al riguardo, è divisa. Da un lato per i costi (non banali se applicati su larga scala), dall’altro per gli effetti collaterali che parrebbero essere indotti da queste medicine. Quali? Da banali sintomi influenzali alla sindrome da rilascio di citochine con esito anche fatale. E’ per tali ragioni che la strategia di utilizzo di questi globuli bianchi potenziati valuta attentamente i rischi ad esso connessi.

Per il Professor Alberto Mantovani, Direttore scientifico Irccs Humanitas e docente di Humanitas University, siamo di fronte alla rivincita della immunoterapia antitumorale. Ovviamente è bene invitare le persone alla prudenza onde evitare false illusioni, ma parrebbe che la strada sia davvero promettente.

Vi terremo aggiornati.