Ecco Re-food

Conoscete Re-food? E’ un progetto filantropico promosso dall’americano Hunter Halder. Dopo essere stato in visita a Fatima, in Portogallo, si è lanciato a recuperare in terra lusitana il cibo avanzato nei locali e nei ristoranti per poi darlo ai meno abbienti. Gratis, ovviamente.

Partito all’inizio con pochi volontari, oggi Halder ne ha 7.000 attivi in 42 centri distribuiti in tutto il Portogallo.

Ogni anno gli uomini di Re-food salvano dalla spazzatura qualcosa come 500 tonnellate di alimenti e garantiscono ai poveri 1 milione di pasti.

Halder iniziò da solo circa sette anni fa: passava a fine orario nei locali, in bicicletta, a ritirare gli avanzi dai ristoratori (a costo zero) e poi li portava in una mensa messagli a disposizione da una parrocchia di Lisbona dove venivano ridistribuiti ai bisognosi. Dopo un solo mese, avevano aderito alla sua iniziativa una trentina di volontari.

Halder ed i suoi si definiscono dei “non professionisti della carità”. E portano prodotti a “chilometro zero”, facendo sì che gli alimenti si conservino bene e non subiscano sbalzi termici tipici dei trasporti più lunghi.

Una domanda, però, nasce spontanea: chi oggi, in Europa, non ha accesso al cibo?

Più persone di quelle che si immaginano, spesso vittime delle crisi economiche degli ultimi anni. Basta che, anche in una coppia, una delle due persone perda il lavoro per mettere a rischio l’esistenza dell’intero nucleo famigliare.

Pertanto, sempre più persone beneficiano di Re-food: ricordiamo che il Portogallo è ancora nella morsa del debito e della precarietà.