Coronavirus: attenzione sì, panico no

Non facciamoci prendere dal panico. Il coronavirus è in Italia da qualche giorno (ma forse c’era anche da più tempo, è solo che parecchi magari l’hanno scambiato per influenza ordinaria e come tale l’hanno curato) e siamo ben lontani dal descrivere gli scenari apocalittici di qualche talk show.

Se analizzassimo i dati, ci accorgeremmo che ogni anno in Italia ci sono circa 400 morti per conseguenze dirette dell’influenza ordinaria, cioè quella che viene nel classico periodo novembre-marzo, e che i morti salgono a circa 10.000 l’anno in merito alle conseguenze indirette (malati cronici, anziani etc…che l’influenza traghetta verso una fine che ahimè stava già arrivando da sola).

Quindi, diamo attenzione al fenomeno, ma non cadiamo in facili isterismi e non facciamo la caccia alle streghe, né tantomeno prendiamo d’assalto (come già successo) i super-mercati.

Se è bene mettere in quarantena le aree urbane in cui si sono verificati contagi od i soggetti che sono venuti in contatto con persone malate, è anche vero che bloccare intere regioni o paesi lontani che si trovano a centinaia di chilometri dal focolaio più vicino è forse un eccesso. Tanto più che il virus si diffonde per via aerea, quindi non lo blocchi impedendo l’accesso o l’uscita da un paese…E’ un po’ come tentare di chiudere la falla di una nave con un dito…Ci riuscireste?

E questa parziale chiusura delle attività? Che senso ha chiudere le scuole e certi uffici pubblici se al contempo restano aperti, bar, ristoranti od altri esercizi in cui transitano giornalmente centinaia di individui? Se si decide di chiudere tutto, ammesso che sia la soluzione giusta, deve essere davvero chiuso tutto (ad eccezione, è chiaro, delle attività o dei luoghi in cui si elargiscono servizi essenziali o di assistenza). Una chiusura a macchia di leopardo ha poco senso tecnico…

Concludendo, giacché non voglio tediarvi con le mie elucubrazioni, è giusto dare attenzione ad un fenomeno che sicuramente non va preso sotto gamba, ma non dobbiamo cadere nella paura incontrollata. Tanto più che la mortalità da coronavirus, se i dati che abbiamo sono giusti, è bassa e nella stragrande maggioranza dei casi riguarda persone con una salute già di per sé traballante…