Il bimbo piange? Si allena a divenire adulto

Se il bimbo piange, brindiamo alla sua salute! Se impariamo, senza allarmarci, a rispondere in modo coerente all’esigenza che il piccolo ci manifesta in questo modo, lo aiuteremo a divenire un adulto migliore. Anche così, infatti, ne forgeremo la personalità e gli daremo i corretti strumenti per relazionarsi col mondo.

Perché il bebè piange? Per infiniti motivi, come si sa. Ha fame, ha male, vuole la mamma, ha fatto pupù…Queste “vocalizzazioni”, come le chiamano gli esperti, sono uno dei pochi mezzi di cui il fanciullino dispone per comunicarci le sue esigenze. E lo fa in un momento della sua vita in cui le sue cellule cerebrali sono molto plastiche…quindi capaci di apprendere…

Piangendo il bimbo prende contatto coi genitori, che in quel momento sono “il suo mondo circostante”. In base alle risposte che riceverà da mamma e papà, dipenderanno le sue possibilità di relazione futura con l’esterno e gli altri.

Appena piange, di solito il bimbo viene preso in braccio. Già questo ha un effetto calmante, in tutti i popoli, ma anche presso altre specie di mammiferi. Appena la madre prende in braccio il figlio, dunque, si scatena un effetto tranquillizzante che si manifesta sincronicamente a livello cerebrale, cardiaco e motorio.

Successivamente, la risposta che la mamma ed il papà daranno all’esigenza espressa dal bimbo dovrebbe essere coerente col bisogno. Mettergli genericamente in bocca un ciuccio, come spesso accade, non è necessariamente un saggio escamotage per sedare il frugolino.

Rispondendo con una parziale gratificazione non consona, quando in realtà la necessità espressa dal bimbetto era un’altra, può creare se ripetuta una sorta di corto circuito che induce il “futuro uomo” a reagire in modo altrettanto scoordinato ai bisogni ed alle situazioni che dovrà affrontare un domani.